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Come salvaguardare la salute dei calciatori

Un confronto di alto livello, serrato, intenso, pieno di aneddoti e dettagli tecnici è quello che si è svolto nel Football Stage di SFS di Roma tra i professori Ezio Adriani, del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma e Andrea Ferretti dell’Istituto di Medicina Sportiva del Coni.

A mediare la discussione Piergiorgio Luciani dell’Institute of Sports Medicine and Science. Il tema del confronto è la salute fisica dei calciatori e la loro salvaguardia.

La discussione si è basata su un concetto chiaro e condiviso. Si gioca troppo e questo aumenta non solo il rischio di infortuni ma anche i costi per approntare rose adeguate e staff di livello.

Il motivo di base dall’aumento degli infortuni, Luciani ha parlato del 30% in più tra il 2023 e il 2024, con un +5% di infortuni al legamento crociato del ginocchio, è l’estremizzazione del gesto atletico. Ma non solo. Come ha spiegato Ferretti: “La strada intrapresa da Fifa e Figc va verso l’aumento delle competizioni, non ci sarà una marcia indietro, e quindi occorre adattarsi”.

Il calcio – ha sottolineato l’ex medico della Nazionale – è cambiato ed è in continua evoluzione, le prestazioni degli atleti di oggi non sono quelle di 50 anni fa”. Su un concetto però Ferretti è chiaro: “A livello fisiologico, per un completo recupero, si dovrebbe giocare ogni 6 giorni. Ridurre questo lasso di tempo impedisce all’organismo un completo recupero e senza recupero le strutture cedono”.

Dopo aver ragionato sui tempi di recupero e sull’importanza in questo contesto del fattore psicologico Adriani e Ferretti hanno affrontato una serie di temi più specifici.

In primo luogo, gli infortuni muscolari, “La strumentazione – chiarisce Ferretti – è aumentata ma i tempi di ritorno allo sport non sono diminuiti sono gli stessi di 40 anni fa ma sono diminuire le recidive”.

In secondo luogo, l’uso della terapia rigenerativa, “No non aiuta – dice Andreini – almeno nei tempi brevi. Potrebbe aiutare nella qualità della guarigione. Sulle patologie tendinee invece è molto efficace”.

Interessante il ragionamento sul Calcio femminile e sulla differenza di traumi con quello maschile.  “La donna – ha sottolineato Andreini avvalendosi di un richiamo ad una importante rivista medica USA – è predisposta ad infortunio al crociato anteriore, questo per fattori ormonali e angolatura della tibia”.

A questo ragionamento si è collegato Ferretti sottolineando che negli Anni 80 quando seguiva il volley femminile il rapporto lesioni era di 4-1 in sfavore delle donne. “Si fa poco sulla prevenzione soprattutto sui materiali “. Un tema centrale in chiusura, la Salute mentale. “La prestazione riesce se si sta bene a 360 gradi” afferma Ferretti spiegando che a suo avviso l’allenatore è la figura fondamentale, il leader del team quello che deve aiutare per primo ma che a volte con i propri atteggiamenti “alimentano“.